martedì 4 settembre 2018

C'erano...una volta...le Terme!




Terma’ era il nome più antico della Città di Sciacca, collegato al ‘mito di Dedalo’ come testimonia Diodoro Siculo: <<Per terza opera Dedalo eresse nel territorio dei Selenuntini una Therma, dove incanalò, così ingegnosamente, il vapore che usciva cocentissimo dalle viscere della terra da provocare a poco a poco in chi vi si immergeva un dolce calore da essudazione, che trasmetteva in tutto il corpo un’adorabile sensazione di benessere>>.

Sciacca, dunque, città del mito, dolcemente declinante dalle grotte vaporose del  Monte Cronio, attraverso la valle dei bagni, verso il mare…a sole poche miglia dall’Isola  Ferdinandea, l’isola che non c’è: emersa nel giugno del 1831 e solo dopo appena 7 mesi (nel gennaio del 1832), quasi infastidita dalle ciance dei potenti di turno già con le mani sulla stessa,  misteriosamente ritornata silenziosa in fondo al mare.

<<Sciacca – scriveva nel 1881 il saccense Giuseppe Licata, medico e deputato – ha l’esterna figura d’un poligono irregolare, e vista dal mare si presenta bellissima, coi suoi fabbricati a proscenio – di lu mari si vidi ogni finestra, d’ogni finestra si vidi lu mari -, i suoi palazzi prospicienti sul mediterraneo, le sue torri merlate, la maestosa cinta delle sue antiche mura, oggidì alquanto scanicate e corrose dal tempo>>.    

In tale contesto di misteriosa bellezza si svolge la lunga storia delle Terme di Sciacca.

Risale al 2000 a.C. la comparsa del flusso vaporoso nelle grotte del Cronio (i Neolitici deponevano in tale periodo vasi con caratteri rituali nelle gallerie inferiori del monte). La potente Città di Selinunte ne fece la propria stazione termale; i Romani, in ragione della crescente importanza di tale area termale (Ad Aquas), ne fecero una stazione postale con funzioni direttive (Labodes o Larodes Aquae).

Oggetto da sempre di studio, le acque del bacino idrotermale della Città di Sciacca (esteso ben oltre il territorio di quest’ultimo, fino a comprendere quello di ben tre province) sono state utilizzate dall’uomo, a partire almeno dal primo secolo a.C., anche in ragione della loro capacità curativa.

Accanto alle stufe vaporose del Monte Cronio (legate ad un sistema di gallerie e cuniculi che interseca la montagna ed è a diretto contatto con la falda termale che scorre probabilmente sotto il livello del mare) utilizzate, in particolare, per le malattie artitriche ed artrosi, troviamo  le varie acque del bacino, tra le quali quella solfurea-salso-solfato-alcalino-terrosa ipertermale, che sgorga ad una temperatura di circa 57°; l’acqua salso-bromo-jodica dei Molinelli, l’acqua salso-jodica-solfato-alcalino-terrosa detta Santa per le virtù particolarmente medicamentose.

L’utilizzo delle stesse, attraverso sistemi di balneoterapia, fangoterapia, inalazioni, ventilazioni polmonari, irrigazioni vaginali, ecc., ha consentito (specialmente negli ultimi 50 anni) la cura efficace di malattie ostioarticolari, cutanee e di quelle altre riguardanti l’otorinolaringoiatria, la pneumologia, la ginecologia.

Una considerazione a parte merita l’Acqua Santa, ritenuta miracolosa dai saccensi che la utilizzavano nella cura di diverse affezioni dell’apparato digerente (tanti andavano direttamente alla sorgente; altri ne facevano acquisto dal carrettino di ‘Nicolino Acqua Santa’; era tradizione l’utilizzo di tale acqua ‘miracolosa’ come purga periodica nel corso dell’anno).  Il terremoto del Belice del 1968 ha fatto perdere le tracce dell’Acqua Santa, ma alla fine degli anni ’80, grazie ad una serie di sondaggi geo-idraulici, la vena perduta è stata recuperata.

Il valore delle acque termali di Sciacca nel tempo appare indubbio. Si ha notizia, tra l’altro, del re Pietro d’Aragona che nel 1285 guarì di gotta alle Terme di Sciacca; per disciplinare l’accesso alle Terme veniva già nel 1200 approvato un apposito regolamento (v. il ‘Libro Rosso’ di Sciacca); per ospitare il numero crescente di coloro che ricorrevano alle cure delle Terme di Sciacca, nel 1398 veniva costruito l’Ospedale Nuovo presso i bagni; nel 1530 veniva ingrandito l’ospedale di Monte Cronio annesso al monastero di San Calogero (da cui la nuova denominazione di Monte San Calogero); nel 1904 veniva costruito l’Albergo Monte Cronio.

A partire dall’800 le grotte vaporose e le acque termali divennero sempre più oggetto di studio, di attenzione e di interesse da parte della classe dirigente. Va ricordata, in particolare, la figura del predetto Giuseppe Licata, medico e deputato, che pubblicò nel 1881 il libro “Sciacca e le Terme Selinuntine” (di particolare interesse anche sotto il profilo scientifico).

Politico di rango, Giuseppe Licata, consapevole della particolare valenza curativa delle acque termali di Sciacca, capì che il loro destino era condizionato dall’isolamento di questa parte della Sicilia e si batté a lungo perché venisse realizzata la tratta ferroviaria Castelvetrano-Porto Empedocle.

La ferrovia a Sciacca arrivò solo nel 1913 (dopo la morte di Licata) e, per di più, ‘a scartamento ridotto’.

Ma il seme era stato già buttato: si capì che Sciacca doveva da sola prepararsi a diventare una cittadina termale e già dal 1913 si pensò alla realizzazione del nuovo stabilimento termale; il progetto, però, venne interrotto dalla prima guerra mondiale e ripreso successivamente; nel 1924 venne aperto l’Albergo Miramare; nel 1926 venne istituita l’Azienda Autonoma di Cura, Soggiorno e Turismo; nel 1928 iniziavano i lavori di costruzione dello ‘Stabilimento Nuove Terme’ e, contemporaneamente,  venivano aperti i nuovi Alberghi Fazello, Italia e Roma.

Il 9 luglio 1938 veniva inaugurato detto attuale ‘Stabilimento Nuove Terme’, realizzato senza alcun sostegno economico da parte del Governo.

E poiché quest’ultimo, inoltre, non aveva accolto la richiesta di demanializzazione delle Terme avanzata nel 1932, il Comune di Sciacca si trovò a gestire da solo le Terme, con il solo concorso dei cittadini attraverso l’azionariato popolare.

Istituita la Regione Siciliana, le Terme vennero demanializzate nel 1954 e gestite direttamente dalla Regione medesima attraverso l’Azienda Autonoma delle Terme di Sciacca (nata nel 1954), per circa 50 anni e con risultati non negativi (tenuto conto, al di là di un periodo di oculata gestione, del meccanismo di copertura finanziaria, da parte della Regione, delle perdite di gestione dall’Azienda delle Terme).

Ma anche per la Regione Siciliana finì il periodo delle vacche grasse e venne così la legge regionale n. 10 del 27-4-1999, con cui detta Regione (al fine di garantirsi l’erogazione di un mutuo, da parte di una società di assicurazioni, a copertura del disavanzo del proprio bilancio) dispose la privatizzazione delle Terme di Sciacca e di Acireale, giusta il relativo art. 23 ai sensi del cui 1° comma: <<Entro sei mesi la Giunta regionale procede alla trasformazione dell'Azienda autonoma delle Terme di Sciacca e dell'Azienda autonoma delle Terme di Acireale in società per azioni>>.

Orbene, la società per azioni è stata istituita solo alla fine del 2005 senza la partecipazione di privati e senza la trasformazione dell’Azienda che – a prova dello stato fallimentare di tutto – continua ancora oggi (2018 d.C.) a ‘funzionare’!

Nel tentativo di fronteggiare una situazione di crescente disastro per le nostre care Terme di Sciacca., la Regione ha prodotto (nell’arco di 16 anni) ben sette leggi regionali

Nel 2010, senza avere ancora attivato il procedimento di scelta del socio privato, la Regione Siciliana infine pensato bene di porre in liquidazione le Terme di Sciacca e di Acireale (art. 21 L.R. 12-5-2010 n. 11), e ciò avendo escluso dalle ‘aree strategiche’ il turismo termale

Purtroppo, dopo ben sette anni, il procedimento di liquidazione è ancora pendente … e le Terme chiuse per i disastrosi risultati di bilancio …e nel 2016, con la legge n. 20 (di taglio catacombale) il Governo Regionale ha disposto che (finite le Terme di Sciacca e di Acireale) l’Assessorato regionale dell'economia <<può concedere in concessione al Comune la coltivazione del giacimento in uno, con tutti o parte dei beni immobili afferenti il complesso termale facenti parte del patrimonio indisponibile della Regione siciliana>> (SIC).

E i cittadini ? Nel dicembre del 2003 non è passato il referendum, per il cambiamento del nome di Sciacca in Sciacca Terme, perché non si è raggiunto il previsto quorum del 51%...

Ed a poco a poco si sono disaffezionati finanche al Viale, tradizionalmente luogo di incontro, di cultura, di relax…

In tale contesto attuale, l’iniziativa del Club Rotary di Sciacca (unitamente ad altri Clubs di servizio) di mettere a dimora le palme negli appositi spazi (vuoti da tempo per il disastroso sopraggiungere del punteruolo rosso) del Viale delle Terme e di ripitturare le ringhiere di detto viale assume il valore della partecipazione diretta di alcuni cittadini, volta anche al coinvolgimento dell’intera comunità, e ciò nella consapevolezza che la democrazia è partecipazione.


Ricordo ancora il richiamo, da parte di uno dei Governatori degli anni ’90 del nostro Distretto, al pensiero dell’ateniese Tucidide: <<Quei cittadini che si sottraggono al dovere civico di interessarsi dei pubblici affari, per occuparsi esclusivamente degli affari propri, non sono soltanto degli egoisti, ma molto peggio: sono dei cittadini inutili>>.

Il nostro Club di Sciacca ha curato a partire dall’a.r. 1983/84, su iniziativa del past Presidente Roberto Di Leo, la collana “SCIACCA CITTA’ DEGNA” a ricordo del privilegio concesso da Ferdinando il Cattolico, con provvedimento del 15-10-1494, alla Città di Sciacca che visse nei secoli XIV, XV e parte del XVI, la stagione del suo maggiore splendore (in quel periodo, tra l’altro, la zecca di Sciacca coniava monete).

Assumere iniziative di valenza pubblica per una bella Città come Sciacca e per le sue Terme è un dovere ed un privilegio per tutti i Rotariani.

 Ignazio Cucchiara


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